Una volta considerati territori marginali, i piccoli comuni italiani che rappresentano più del 70% delle amministrazioni, negli ultimi anni sono sempre più protagonisti di nuove forme di collaborazione nella gestione della cosa pubblica.

Per far fronte allo spopolamento, causato dalla mancanza di servizi e di opportunità di lavoro, questi piccoli paesi stanno sperimentando forme innovative di sviluppo locale, basate sul coinvolgimento diretto degli stessi cittadini nella gestione della propria comunità. Melpignano è uno di questi: in questo piccolo comune virtuoso di 2.300 abitanti, le istituzioni e una parte dei residenti, insieme, hanno fondato una cooperativa a responsabilità limitata, favorendo una nuova forma di gestione dei servizi pubblici, in un’ottica di cogestione e cooperazione fra amministrazione e cittadini. Un progetto voluto per contrastare la crisi economica, elaborando un piano di economia sociale, ma anche per combattere una crisi della collettività. Era il 18 luglio 2011, quando i primi 71 soci fondatori (che oggi sono diventati 127) hanno sottoscritto lo statuto della cooperativa. La prima azione è stata l’installazione dei tetti fotovoltaici sulle case dei soci, grazie ai quali oggi i cittadini hanno l’energia gratis. Con un investimento di 400mila euro sono stati realizzati i primi 34 impianti, di cui 29 di proprietà della Cooperativa e 5 venduti ai soci. Con gli utili dell’intera operazione – circa 21mila euro – si è deciso poi di investire in un altro servizio ai cittadini, ed è così nato il progetto delle “case dell’acqua”, ossia strutture per erogare, a 5 centesimi al litro, acqua minerale refrigerata. La prima è stata installata nel 2013 e oggi se ne contano 42 in altrettanti Comuni del territorio leccese. Solo a Melpignano, l’erogazione di 460mila litri di acqua ha generato un notevole risparmio ambientale ed economico in termini di bottiglie di plastica non prodotte e di quantità di CO2 non emesse in atmosfera. Una parte dei ricavi di questa attività è stata utilizzata per sostenere le spese per l’acquisto dei libri di testo di 63 ragazzi di famiglie a basso reddito e il pagamento della mensa scolastica. Ma non finisce qui, dopo energia rinnovabile e acqua, il piccolo comune salentino conferma la propria vocazione in termini di sostenibilità ambientale e sociale con un sistema completamente ecologico per accompagnare la naturale trasformazione dello scarto umido in fertilizzante naturale. È partita da poco la sperimentazione del compostaggio di comunità: un sistema ibrido per la trasformazione del rifiuto organico in compost che consente l’auto-recupero dei rifiuti prodotti sia dalle utenze domestiche che da mense, ristoranti o strutture ricettive. È una soluzione ottimale, a metà strada tra l’impianto industriale e la compostiera domestica, che non produce emissioni inquinanti – solo vapore acqueo e anidride carbonica – e che si basa su un processo completamente naturale e inodore, grazie a un sistema di filtri.