Pubblica utilità è la vocazione a rispondere ai bisogni della società con uno sguardo rivolto al futuro e alle esigenze di chi ha meno risorse e competenze

In base alla sua esperienza e alle sue competenze, come definirebbe, oggi, il concetto di “pubblica utilità”? 

Pubblica utilità è una vocazione alla creazione di valore per la comunità intesa nel suo senso più lato.  La vocazione a rispondere ai bisogni della società, con uno sguardo rivolto al futuro e alle esigenze di chi ha meno risorse e competenze (anche sotto forma di educazione civica).


Quali possono essere le caratteristiche e gli ambiti che associa all’idea di “pubblica utilità”? Quali le loro peculiarità?

Il concetto di pubblica utilità è associato alla gestione di servizi di carattere generale, essenziali per la qualità della vita della società in cui viviamo. Si applica tanto a servizi tradizionali (trasporti, sicurezza, energia, acqua, telecomunicazioni, sanità), quanto a contesti più locali. La caratteristica principale di un servizio di pubblica utilità è che si tratta di qualche cosa su cui si tende a fare affidamento, dando per scontato che funzioni o debba funzionare in una data maniera. La vocazione alla pubblica utilità è legata anche al garantire massima accessibilità ad un determinato servizio o luogo. E alla ambizione di moltiplicare competenze, opportunità e opzioni per la platea dei beneficiari di un dato servizio, luogo.


In base alla sua esperienza, ci sono settori/ambiti emergenti che possono essere oggi collegati al concetto di pubblica utilità?  

Di pari passo con il ripensamento del ruolo della Pubblica Amministrazione, in tutti gli ambiti assisteremo ad un ripensamento del concetto di pubblica utilità. Credo che, per diversi motivi, questo concetto assumerà maggiore importanza per chi si occupa di: educazione/creazione di competenze e opportunità di lavoro; informazione e partecipazione (in una società multiculturale); gestione ed utilizzo degli spazi pubblici e privati, gestione di nuove tipologie di servizio che si basano su infrastrutture digitali di proprietà pubblica e privata.


Quali sono, secondo lei, i soggetti che si muovono nel perimetro della pubblica utilità e quale il loro ruolo? 

Tutti i soggetti (pubblico, privato, privato sociale, terzo settore, associazionismo) per determinati versi dovrebbero domandarsi in che modo il loro operato ha a che vedere con il concetto di pubblica utilità. Così come tutti dovrebbero essere stimolati a chiedersi come potenziare questo profilo, anche valorizzando asset sotto utilizzati di cui sono proprietari.


Guardando al prossimo futuro, come immagina che si evolverà l’idea di pubblica utilità? Quali dinamiche interesseranno questo ambito? 

Immagino che il concetto di pubblica utilità sarà, in futuro, sempre meno collegato al concetto di proprietà pubblica. Per cui sarà essenziale dotarsi di strumenti in grado di garantire forme di governance e rendicontazione che siano partecipate, trasparenti. Allo stesso modo, serviranno nuovi strumenti per migliorare le valutazioni di efficacia ed impatto connessi ad una determinata attività (soprattutto se al concetto di “pubblica utilità” si abbineranno, come credo, benefici fiscali o di altra natura).


In base alla sua esperienza, ci racconti dei ‘casi virtuosi’ che operano negli ambiti che ha segnalato come afferenti all’idea di pubblica utilità (domanda 2) 

Più che parlare di casi virtuosi, preferisco parlare di un ambito che si rivelerà particolarmente interessante: quello della gestione di spazi pubblici dati in concessione a soggetti privati. In questi casi, qualsiasi forma di utilizzo dovrà dimostrare di riuscire ad amplificare il proprio profilo di pubblica utilità.