Il tema beni pubblici/beni comuni non ha un ambito particolare: si estende a ogni ambito delle attività umane.

In base alla sua esperienza e alle sue competenze, come definirebbe, oggi, il concetto di “pubblica utilità”? 

Premesso che di solito non uso quest’espressione, che per me suona come un termine tecnico giuridico, provo a interpretarlo in questo modo: un valore riconosciuto dalla collettività e risultante dall’esistenza di un bene pubblico/bene comune.


Quali possono essere le caratteristiche e gli ambiti che associa all’idea di “pubblica utilità”? Quali le loro peculiarità?

Mi sembra un’espressione problematica perché entrambi i termini che la compongono sono in discussione.

  • “Pubblico” può indicare (1) di chi è la proprietà. Oppure (2) chi ne fruisce.
  • “Utilità” solitamente si riferisce a (a) una dimensione economico/funzionale, ma potrebbe anche essere esteso a (b) una dimensione socio/culturale.

Combinando questi significati, si possono avere diverse interpretazioni. Per esempio: una strada pubblica, che è legalmente di tutti e viene usata da tutti, può essere considerata un bene pubblico ben fatto. Ma, se non viene usata (cioè se mancano i friutori) è un bene pubblico inutile (come lo sono tante autostrade poco o per niente utilizzate).

D’altra parte, se questa strada non è riconosciuta da una comunità, e non essere vissuta come un bene comune, può diventare una discarica o uno spazio per lo spaccio.

Va notato che:

  • Il fatto che i beni pubblici possano diventare beni comuni presuppone l’esistenza di una comunità. E questo, come sappiamo, oggi è problematico: le comunità tradizionali si sciolgono e si stanno sciogliendo e quelle nuove fanno fatica a nascere (anche se ci sono numerosi esempi positivi di costruzione intenzionale di luoghi e comunità).
  • Vi sono importantissimi beni comuni che non sono beni pubblici: mi riferisco a tutti i beni comuni sociali come la fiducia, i valori condivisi, le conoscenze diffuse, la capacità di collaborare.
  • I beni pubblici, possono essere realizzati dall’alto per decreto, mentre i beni comuni “emergono”: sono costruiti e devono essere riconosciuti da una comunità.
  • In generale, i beni pubblici sono la precondizione dei beni comuni. Ma può anche non essere così: molti community garden sono stati realizzati in lotti privati (occupandoli abusivamente, all’inizio, almeno). Zuccotti Park (cuore del movimento Ocuppy Wall Street) era  privato.

In base alla sua esperienza, ci sono settori/ambiti emergenti che possono essere oggi collegati al concetto di pubblica utilità?

Il tema beni pubblici/beni comuni non ha un ambito particolare: si estende a ogni ambito delle attività umane in cui negli anni passati si è estesa la cultura e la pratica neo-liberista. Cioè, praticamente, ovunque.

Detto questo, mi pare che gli ambiti emergenti siano:

  • la rigenerazione della città
  • la ricostruzione di un welfare su basi collaborative
  • l’inclusione dei migranti

Quali sono, secondo lei, i soggetti che si muovono nel perimetro della pubblica utilità e quale il loro ruolo? 

Per quanto detto, il tema della ricostruzione dei beni pubblici/beni comuni investe l’intera società (colonizzata dalle culture e dalle pratiche neo-liberiste). Il tema può essere affrontato solo creando un circolo virtuoso tra cittadini e istituzioni.  A mio parere non importa da dove si comincia. Ci sono esempi positivi iniziati dai cittadini e altri da istituzioni. Però, in ogni caso di successo, a un certo punto, il “dal basso” dei cittadini e il “dall’alto” delle istituzioni si devono incontrare e trovare il modo per collaborare.


Guardando al prossimo futuro, come immagina che si evolverà l’idea di pubblica utilità? Quali dinamiche interesseranno questo ambito?

Credo che su questo tema, come in tanti altri, sia in corso una guerra tra posizioni opposte.  Il neo liberismo, con le sue idee di efficienza e di mercato che penetrano a tutti i livelli, fino alla vita privata delle persone, e la riscoperta dei beni comuni, con le sue idee sui valori relazionali e la sua nuova ecologia dei tempi e dei luoghi.


In base alla sua esperienza, ci racconti dei ‘casi virtuosi’ che operano negli ambiti che ha segnalato come afferenti all’idea di pubblica utilità ( domanda 2)

Per esempio (citando i casi che conosco meglio ):

  • la relazione tra le iniziative di SocialStreet e il comune di Milano
  • la relazione tra gli interventi dal basso di co-housing e l’abitare collaborativo promosso e supportato dalla Fondazione Housing Sociale
  • la gestione dei tema migranti da parte della Regione Toscana.