La pubblica utilità oggi è Il tentativo di rispondere ad una sempre più articolata gamma di bisogni a favore della collettività.

In base alla sua esperienza e alle sue competenze, come definirebbe, oggi, il concetto di “pubblica utilità”? 

La pubblica utilità oggi è Il tentativo di rispondere ad una sempre più articolata gamma di bisogni a favore della collettività.

Il focus sugli individui ha messo in discussione la dimensione collettiva portando a cambiare le modalità di concepire le priorità e gli attori che concorrono a erogare servizi, a individuare priorità, a soddisfare bisogni. Questo ha favorito percorsi di innovazione sociale che delineano un nuovo sistema popolato da attori eterogenei, che modificano anche il rapporto tra erogatore/fruitore a vantaggio di nuove forme di collaborazione e partecipazione attiva, da parte dei cittadini nella progettazione di nuovi prodotti o servizi di pubblica utilità per promuovere nuove forme di benessere e qualità della vita delle persone e delle comunità.

Per innovazione sociale intendiamo “un processo creativo, per lo più collettivo, guidato da fini di utilità sociale che cerca di stabilire un legame tra conoscenze e competenze di più soggetti, allo scopo di ottenere un certo livello di benessere diffuso a partire da una comunità che svolge il ruolo di disseminatore e facilitatore” (Guida Maiolini, 2013).


Quali possono essere le caratteristiche e gli ambiti che associa all’idea di “pubblica utilità”? Quali le loro peculiarità?

Il confine del concetto di “pubblica utilità” per una collettività si è ampliato, diversificato, personalizzato, nella percezione è cambiato perché sono cambiati i bisogni, le priorità e le modalità per soddisfarli.

I confini degli ambiti di applicazione sono meno delimitati e meno netti, si caratterizzano perlopiù dai processi attivati dalle forme di coinvolgimento, dall’intelligenza collettiva (Lèvy, 1998), basata sulla cooperazione di comunità, in grado di risolvere i problemi superando i limiti della cognizione individuale utile a creare nuove modalità di soddisfare i bisogni.

Il ventaglio di attività a cui si riferisce è molto ampio, sia per la differenziazione dei target di riferimento, sia per i bisogni emergenti plurimi che spaziano dall’accoglienza degli immigrati, all’ambiente, alla salute, ai beni comuni e luoghi di pubblico interesse, alla rigenerazione dei beni pubblici, alla cura educativa di bambini e ragazzi che vivono situazioni temporanee di disagio, alla valorizzazione territoriale.

Tra le peculiarità e le caratteristiche preponderanti si possono citare: promuovere una maggiore riconoscibilità e condivisione degli interventi, garantire la massima diffusione e accessibilità, identificare una sua comunità di riferimento principale, soddisfare bisogni emergenti o insoddisfatti su un medio/lungo periodo tempo, porre attenzione alla variabile temporale per cercare di garantirne la sostenibilità, attivare processi di co-design, co-produzione, generare un impatto misurabile in termini qualitativi e quantitativi, lavorare su modelli di sostenibilità economica, sociale, culturale e ambientale.


In base alla sua esperienza, ci sono settori/ambiti emergenti che possono essere oggi collegati al concetto di pubblica utilità?

In base alla mia esperienza non sono tanto gli ambiti/settori a cui si applica l’utilità pubblica, ma occorre parlare di processi e modalità con cui si promuove, progetta e gestisce tale finalità.

Gli ambiti a cui si può fare riferimento sono: Sharing & Pooling (piattaforme di servizi, crowdfunding e microcredito, piattaforme per la condivisione), l’inclusione sociale e culturale, miglioramento dell’ambiente e gestione delle emergenze, valorizzazione dei beni pubblici, rigenerazione urbana e in particolare delle periferie, beni comuni e spazi di pubblico interesse, mobilità sostenibile, agricoltura multifunzionale, creatività civica, housing sociale.

Come sottolineato in precedenza, la caratterizzazione delle attività di pubblica utilità sono date dal processo e dal ruolo delle comunità nell’identificazione dei bisogni sociali, per favorire una società sempre più accessibile nella quale il soddisfacimento di un bisogno collettivo attiva un approccio collaborativo, in cui sono gli stessi detentori del bisogno a prender parte al processo di risoluzione della necessità sociale, fruibile a tutti e di messa a sistema.

Questo determina un cambiamento delle logiche con cui si declina la pubblica utilità, che apre l’opportunità anche per altri soggetti che non usufruiscono direttamente del contributo di essere coinvolte nel processo e nella prospettiva di lungo periodo.


Quali sono, secondo lei, i soggetti che si muovono nel perimetro della pubblica utilità e quale il loro ruolo? 

Oltre gli attori pubblici e privati che a vario titolo nel tempo si sono occupati di utilità pubblica, enti pubblici e organizzazioni del Terzo settore (imprese sociali, cooperative, consorzi, reti e network, associazioni, OdV, SPRAR, enti religiosi, parrocchie), fondazioni, emergono sicuramente nuovi soggetti come le start-up innovative a vocazione sociale, i comitati di quartiere, i cittadini come nuovo soggetto che agisce in forme organizzate o non organizzate partecipando a diversi livelli. Nascono nuove forme organizzative e strumenti normativi che attivano le comunità nel migliorare la qualità della vita su uno specifico territorio, formali e informali.

Si punta al coinvolgimento delle comunità per riconnettere le risorse e le forze del territorio per rispondere meglio ai bisogni sociali.

A mio avviso emergono alcuni soggetti che sintetizzano le caratteristiche già evidenziate nella risposta 2, come le Fondazioni di Comunità, soggetto che ha visto nel capitale sociale il motore per generare sistemi relazionali territoriali in grado di mettere in campo modelli di sviluppo locale e promuovere un coinvolgimento di diversi attori nel garantire servizi di pubblica utilità. Le Fondazioni di comunità sono nate nel 1998 e negli ultimi anni hanno maturato una consapevolezza e sviluppato modelli organizzativi efficaci. “Enti non profit di diritto privato, con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita della comunità su uno specifico territorio, per promuovere la cultura del dono e della solidarietà, l’attività filantropica dei soggetti attivi della comunità, cittadini, imprese, enti pubblici e organizzazioni del Terzo settore, membri di una comunità, per contribuire allo sviluppo del bene comune”.

In Italia oggi sono circa 26 le Fondazioni di comunità, di cui 5 si trovano al sud.

Poi ci sono altri soggetti nati dai fenomeni di innovazione sociale che hanno generato delle vere e proprie piattaforme relazionali che mettono a sistema le energie sociali, le risorse e le competenze presenti sui territori, favorendo l’ampliamento dello spettro di opportunità, sostenendo processi di innovazione sociale e facilitando la creazione di quei ecosistemi di responsabilità sociale che rendono protagoniste dei cambiamenti le comunità, che hanno dato vita a spazi, piattaforme web e anche strumenti come il regolamento dei beni comuni.

Il proliferare di spazi che promuovono l’interazione sistemica e che sono dei veri e propri facilitatori di processo, nei quali le iniziative di innovazione sociale si sviluppano, diventano dei laboratori di esperienza dove si testano soluzioni innovative rese possibili dalla sinergia degli attori nel riconoscimento e supporto di un valore sociale e dell’impatto che si può generare sul territorio.

Alcuni esempi sono: i Community Hub, strutture che sono a servizio delle comunità e prendono diverse forme, i living lab, i Social Innovation labs, strutture funzionali anche a rafforzare l’interazione tra gli attori impegnati nella generazione di innovazione sociale e i potenziali fruitori.


Guardando al prossimo futuro, come immagina che si evolverà l’idea di pubblica utilità? Quali dinamiche interesseranno questo ambito?

Nel prossimo futuro si assisterà ad ruolo più attivo delle persone (consumatori, cittadini, ma anche istituzioni e organizzazioni) nella realizzazione concreta di percorsi, progetti, processi di pubblica utilità.

In questi ultimi anni si stanno sperimentando esperienze importanti di cittadinanza attiva e questa presa di coscienza avrà un potenziale impatto anche su come ognuno contribuisce a creare pubblica utilità e partecipare alla creazione del bene per la collettività.

Questo processo sarà anche influenzato dal forte uso di network ramificati per sostenere e gestire relazioni, nuove forme di partecipazione, anche facendo leva sulle infrastrutture digitali.

Cambieranno anche le priorità che vengono dati ai valori e agli obiettivi sociali, nonché l’enfasi posta sulla qualità della vita e sulla centralità dell’individuo.

I cittadini come protagonisti dell’utilità pubblica, saranno sempre più “prosumer”, Alvin Toffler (1981), con un ruolo non solo di consumatori passivi ma di protagonisti nel processo di creazione, produzione e distribuzione rendendo molto sottile il riconoscimento tra chi produce e chi consuma.

L’attenzione è posta sulla qualità delle relazioni, la personalizzazione dei prodotti e dei servizi, i percorsi di attivazione, la diffusione delle idee, la valorizzazione del contributo di tutti, il coinvolgimento degli user di ogni livello.

Una maggiore attenzione alla cura degli spazi pubblici, come tessuto connettivo delle comunità, verso percorsi di placemaking con una diffusione di un modello di sviluppo urbano che mette al centro la qualità della vita, il benessere delle comunità, più a misura d’uomo e che riesca a favorire la riappropriazione degli spazi pubblici da parte dei cittadini.


In base alla sua esperienza, ci racconti dei ‘casi virtuosi’ che operano negli ambiti che ha segnalato come afferenti all’idea di pubblica utilità ( domanda 2)

Ne elenco alcuni che meriterebbero un’analisi approfondita sia per i processi che mettono in campo che per le modalità innovative, i bisogni che riescono a soddisfare e il modello di sostenibilità che hanno generato.

  • Città essenziale

Il Consorzio La Città Essenziale è una struttura imprenditoriale di secondo livello della cooperazione sociale che opera direttamente e per mezzo delle cooperative sociali nella provincia di Matera. Promuove lo sviluppo della cooperazione attraverso il legame organico con la comunità e la giusta dinamica sociale/imprenditoriale, favorisce l’integrazione e l’inclusione sociale e sostiene la politica della sussidiarietà a tutti i livelli. La Città Essenziale fa proprio un “agire imprenditoriale etico” che trova riscontro nei seguenti principi ispiratori: il legame organico con la comunità locale, volta a valorizzare in chiave solidaristica le potenzialità di cui ogni territorio dispone; la gestione democratica e partecipata volta ad accrescere il senso di responsabilità e l’effettiva partecipazione dei soci alla vita della cooperativa; una dimensione compatibile necessaria per una corretta sostenibilità dell’impresa sociale. La Mission del Consorzio si sintetizza in: Favorire e sostenere lo sviluppo della cooperazione sociale sul territorio della provincia di Matera; Favorire l’integrazione e l’inclusione sociale, promuovendo le potenzialità sociali della comunità locale; Sostenere la politica della sussidiarietà a tutti i livelli e la cittadinanza attiva.

  • Fondazione di Comunità di Messina

A partire da un fondo di cinque milioni di euro messo in comune dai soci fondatori e dalla Fondazione Con Il Sud, la Fondazione di Comunità di Messina investe nella green economy costruendo nell’area dello Stretto di Messina un parco fotovoltaico che produce energia pulita; la distribuisce gratuitamente al territorio su cui insiste generando un rendimento grazie al conto energia con cui viene incentivato il fotovoltaico; reinveste il rendimento finanziando un programma di interventi che mirano a quello che tecnicamente si definisce empowerment, e cioè il rafforzamento, l’indipendenza, la piena libertà di un’area e di chi ci abita, con una particolare attenzione alle fasce socialmente in difficoltà e ai quartieri svantaggiati; dà lavoro a persone che hanno percorsi esistenziali difficili (ma non solo) restituendo loro dignità, forza, autonomia. Anzi, facendo in modo che siano le persone stesse a produrre ricchezza per il territorio in cui vivono e lavorano.

Sefea Energy ha proposto un modello innovativo che «rompe la dicotomia stato-mercato, integra la sostenibilità ambientale, efficienza economica e welfare di comunità e propone modelli di dialogo sociale nella logica dell’economia civile fra imprenditoria, economia sociale e istituzioni pubbliche capaci di autogenerare risorse per l’innovazione, per il sociale e per la cultura».

  • Sharing Torino

Housing sociale temporaneo nella periferia nord Torino, nato con un intervento nel 2011 che ha riconvertito un ex immobile delle Poste Italiane, in una struttura destinata a diverse forme di residenza sociale. L’obiettivo principale dare una risposta ai bisogni abitativi della cosiddetta “fascia grigia” della popolazione realizzando una struttura caratterizzata da spiccati obiettivi di efficienza energetica e basso impatto ambientale, in grado di offrire affitti temporanei in città a costi calmierati.

L’investimento iniziale è stato reso possibile dal finanziamento e dall’impegno della Fondazione CRT, per il tramite della Fondazione Sviluppo e Crescita – CRT (che ha garantito il 90% dei 14 milioni di euro complessivi e una costante presenza). Sharing TORINO è gestito da Sharing srl, società di gestione promossa da D.O.C. s.c.s. società cooperativa sociale.

Realizzata in collaborazione con la Città di Torino promuove forme di collaborazione, integra servizi differenziati come il coinvolgimento dei rifugiati politici nella struttura.

  • Fondazione San Gennaro di Napoli, nel rione Sanità

L’obiettivo della Fondazione è creare opportunità di riscatto sociale ed economico attraverso la promozione della cultura, in alternativa alla strada, per i giovani del quartiere Rione Sanità di Napoli mettendo in atto le tante iniziative proposte dalle diverse realtà che da anni operano sul territorio.

La missione dell’ente è innescare il cambiamento partendo dal basso rispondendo ai bisogni effettivi della comunità locale. Recuperare e valorizzare un’area caratterizzata da profonde complessità attraverso un processo bottom up messo in campo da attori locali che, attraverso interventi di valorizzazione del patrimonio storico, artistico e religioso, il coinvolgimento sociale, soprattutto dei giovani, nuove possibilità di fruizione culturale, il rafforzamento di attività produttive locali, hanno attivato processi partecipativi riscattando un intero quartiere.

Le iniziative educative e assistenziali finanziate si rivolgono a quelle fasce della popolazione svantaggiate, con una serie di attività a sostegno anche di progetti di formazione, talent scouting, formazione, inserimento lavorativo nella cooperativa di gestione dei servizi di valorizzazione del quartiere.

Inoltre, la Fondazione contribuisce al processo di tutela e promozione del patrimonio storico-artistico a vantaggio dell’intera comunità del Rione Sanità portando avanti attività ed iniziative che sviluppano ampiamente il potenziale esistente in grado di cambiamenti virtuosi nelle modalità di fruizione dei beni e un maggiore coinvolgimento dei flussi turistici. Inoltre, sono promossi anche progetti culturali come: teatro, musica, danza, artigianato locale.

  • Como – Orti, ulivi e alpeggi: riscoprire la tradizione

Obiettivo del progetto è quello di tenere attivo il territorio per prevenire il dissesto idrogeologico. È l’obiettivo del Consorzio Forestale Lario Intelvese (Cfli), che con il suo progetto mira alla riqualificazione di tre aree abbandonate con il coinvolgimento e la partecipazione attiva della comunità. I tre comuni interessati, tutti posti sulla sponda occidentale del Lago di Como, sono Cernobbio, Laglio e Tremezzina. Le tre aree selezionate verranno riqualificate attraverso il recupero di alpeggi e terrazzamenti e, soprattutto, cercando di educare i cittadini alla valorizzazione del territorio recuperando la tradizione agricola della zona. L’abbandono graduale da parte degli abitanti ha portato al rimboschimento dell’area del Lario Intelvese e al crollo delle strutture di supporto alle attività agricole, come i terrazzamenti.

  • SoliDando

Il primo emporio solidale a Milano dove la spesa è gratuita per 150 famiglie in difficoltà. A dar vita al progetto e a gestirloiBVA, associazione non profit con profonde radici nella storia della solidarietà milanese, che con il suo centro multiservizi opera a favore dei minori e delle famiglie italiane e straniere in condizioni di disagio sociale ed economico, e che con questo nuovo servizio vuole offrire una risposta concreta al bisogno alimentare che in molti si trovano ad affrontare in questo momento di crisi. SoliDando è un emporio solidale in cuile famiglie in difficoltà economica possono fare la spesa scegliendo tra un paniere costante di 83 prodotti essenziali. Il contesto è quello di un normale supermercato, con scaffali, casse automatizzate e carrelli, dove però non avviene alcuno scambio di denaro, perché il “conto” è costituito dalla somma dei punti corrispondenti ai diversi prodotti messi nel carrello. L’accesso all’emporio, infatti, avviene attraverso una tessera a punti, dalla quale di volta in volta viene scalato il punteggio della spesa effettuata. La tessera è assegnata da FareCentro, lo sportello di ascolto e accompagnamento di iBVA, su base oggettiva, a seguito di un colloquio e della verifica delle condizioni socio-economiche della famiglia richiedente; ha un monte punti caricato mensilmente in base alla composizione del nucleo familiare, e ogni 4 mesi il suo rinnovo viene valutato in relazione all’eventuale mutata condizione dei beneficiari. Il paniere di prodotti viene rifornito costantemente da iBVA tramite acquisti a prezzi agevolati e donazioni da parte di aziende della grande distribuzione. SoliDando è quindi un modello innovativo di fare solidarietà, che mira a salvaguardare la dignità delle persone, libere di scegliere i prodotti in base alle proprie esigenze. Una realtà che è anche luogo di incontro, in cui tessere relazioni e trovare opportunità di uscita dalla condizione di disagio.

  • Altrove

Un ristorante con “le porte aperte al mondo”: una realtà fuori dal comune, che sulla spinta della onlus Centro d’informazione e di educazione allo sviluppo (CIES) fondato nel 1983 propone una ricetta unica nel suo genere: un misto di eccellenza, etica, integrazione sociale e profitto. Il CIES attraverso il suo centro di aggregazione giovanileMaTeMùha deciso di mettere alla prova 60 ragazzi e ragazze in difficoltà. Tra loro ci sono rifugiati, italiani di seconda generazione e non, anche minori non accompagnati.

Un modello di impresa sociale, la prima creata dal CIES, che mira sostanzialmente a quattro obiettivi: creare posti di lavoro in cui i diritti dei dipendenti o dei tirocinanti sono rispettati, ovvero “caporalato free”; proporre ai clienti prodotti bio e possibilmente a chilometro zero provenienti da aziende agricole responsabili; generareprofitti che verranno reinvestiti nelle attività sociali del CIES, in primis proprio il Centro Aggregativo; accettare diassumere giovani in difficoltà, compreso stranieri, il cui percorso professionale viene seguito da molto vicino.

  • RECUP

Contro lo spreco alimentare a Milano è nato RECUP, un progetto per recuperare il cibo danneggiato o non venduto nei mercati rionali, cibo comunque commestibile che purtroppo i commercianti sono obbligati per legge a buttare. Da un lato il cibo viene sprecato, dall’altro molte persone ne avrebbero bisogno. Un progetto che vuole ridare vita al luogo del mercato rionale, come spazio pubblico e aperto per gli abitanti del quartiere; allo stesso tempo, si vuole far fronte al problema dello spreco alimentare, recuperando il cibo invenduto o danneggiato dai commercianti o dalle attività che gravitano intorno al mercato.
Il recupero del cibo, il suo smistamento e la ridistribuzione sono fatti dalle stesse persone che ne beneficeranno, per limitare l’esclusione sociale, l’umiliazione di frugare nella spazzatura e per creare un momento di collaborazione, condivisione, solidarietà tra le persone di ogni etnia ed età.Il cibo che perde valore economico ritrova con questo progetto un valore sociale.

  • Refugees Welcome Italia

Associazione attiva in Italia dal 2015 e parte del network internazionale nato a Berlino nel 2014 per favorire un nuovo modello di inclusione. L’obiettivo è consentire a rifugiati e richiedenti asilo di inserirsi in modo attivo nel tessuto sociale e di acquisire, nel più breve tempo possibile, l’autonomia necessaria a proseguire con le proprie gambe.

Grazie all’impegno volontario e autofinanziato di professionisti e attivisti e all’uso della tecnologia, Refugees Welcome Italia favorisce l’incontro tra le persone. Il processo di selezione inizia con una registrazione sul sito dell’associazione e prosegue con interviste telefoniche e incontri personali per accertare l’idoneità delle famiglie e la loro affinità con i futuri ospiti. Attraverso la piattaforma è possibile inoltre attivare micro campagne di crowdfunding per aiutare a sostenere economicamente le nuove convivenze.

L’associazione è già attiva in numerose città italiane – incluse Roma, Milano, Torino, Bologna, Padova, Firenze, Catania e Cagliari – e punta a estendere la propria rete su tutto il territorio nazionale. RWI lavora dove sono presenti gruppi locali di attivisti che possano garantire alle famiglie e agli ospiti assistenza nel corso della loro convivenza, la cui durata può variare da un minimo di tre a un massimo di sei mesi.

  • ESSERCI 

E’ un’organizzazione senza scopo di lucro la cui mission è quella di dare cittadinanza ai diritti e ai bisogni delle persone, delle famiglie e delle comunità locali. Costruire opportunità, attraverso la promozione della partecipazione attiva e responsabile alla vita sociale, lavorativa ed economica dei contesti che “abita”, l’impegno dei suoi soci e lo sviluppo di un’impresa sociale e solidale. Oltre ai valori della cooperazione sociale, ESSERCI promuove quelli della centralità della persona, dell’accoglienza, della solidarietà e del rispetto della diversità, con l’obiettivo di offrire pari opportunità alle fasce socialmente più deboli. Esserci gestisce con la Cooperativa Progetto Tenda per conto del Consorzio Kairòs La Casa del Mondo, che è un centro di accoglienza di primo livello e alloggio residenziale di secondo livello, entrambi destinati all’accoglienza temporanea a richiedenti asilo o rifugiati, in età compresa tra i 18 e i 65 anni. Per accedere alle strutture occorre una segnalazione da parte dell’Ufficio Stranieri della Città di Torino, con la predisposizione di un progetto individuale. La permanenza dura di norma per un periodo massimo di 6 mesi eventualmente prorogabili.

  • Nuovi committenti

l’arte come strumento di partecipazione nella trasformazione degli spazi pubblici. Un programma che ha preso vita è quello di Nuovi Committenti che promuove la produzione di opere d’arte commissionate direttamente dai cittadini per i loro luoghi di vita e di lavoro. Il programma nasce in Francia negli anni novanta su iniziativa dell’artista François Hers e promosso dalla Fondation de France di Parigi, diffuso in seguito anche in Germania, Spagna, Svizzera, Svezia. L’associazione a.titolo è il referente in Italia per la Fondazione e ha curato all’inizio degli anni duemila la prima applicazione di Nuovi Committenti in Italia – promossa dalla Fondazione Adriano Olivetti nell’ambito del programma d’iniziativa comunitaria Urban 2 della Città di Torino nel quartiere Mirafiori Nord. Attualmente, stanno lavorando per lo sviluppo di un’iniziativa in Sardegna nell’area compresa tra Sassari e Alghero per valorizzare il contesto urbano e paesaggistico dei piccoli comuni mediante progetti di arte pubblica finalizzati ad accrescerne la fruizione e il potenziale attrattivo in chiave turistico-culturale.

In Nuovi Committenti, tutti i cittadini possono diventare committenti diretti di un’opera d’arte capace di generare un valore aggiunto per la comunità di riferimento. Il programma è orientato alla realizzazione di opere d’arte pubblica a carattere permanente o semi-permanente, intese come strumenti di recupero ambientale o paesaggistico, di trasformazione e d’integrazione sociale o culturale, di valorizzazione della storia e della memoria, e come complemento, anche funzionale, di azioni volte a favorire la fruibilità e la vivibilità dei luoghi.

  • SOS Ballarò

Un percorso di riconoscimento identitario e di rinascita dello storico mercato e del quartiere dell’Albergheria a Palermo, attraverso iniziative di democrazia partecipata, coscienza civica, inclusione sociale e rigenerazione urbana.

Tra le iniziative di SOS Ballarò c’è Ballarò Tale, che si propone di recuperare le storie di un quartiere millenario come Ballarò e nello stesso tempo recuperarne il territorio, attraverso opere di pittura murale ispirate alle sue stesse storie.

Un progetto di narrazione e partecipazione della cittadinanza all’identità del quartiere. Le fasi del progetto prevedono una raccolta delle storie degli abitanti del quartiere; la conversione dei cunti in favole, in un processo di scrittura e lettura delle memorie; laboratori di disegno e illustrazione delle favole; pittura dei murales che riprodurranno in grandi dimensioni le illustrazioni create, in un momento di restituzione al territorio in cui i bambini, i protagonisti dei racconti, i residenti di Ballarò dipingeranno in totale comunione.

  • Calcio Sociale – Corviale (Roma)

Calciosociale opera da otto anni nei contesti giovanili con numero sempre crescente di utenti, bisognosi oggi come non mai di un punto di riferimento che proponga una valida alternativa a quella mancanza di valori che oggi sembra caratterizzare la nostra società. Oggi le attività comunitarie coinvolgono oltre 500 tesserati di tutte le età con le relative famiglie: uomini e donne, ragazzi e ragazze, giovani con disabilità e ragazzi con problemi di droga o disagio familiare. I principi e i valori di cui Calciosociale si fa promotrice si esprimono attraverso il gioco del calcio inteso come metafora della vita, creando così le basi per promuovere i valori dell’accoglienza, del rispetto delle diversità, la corretta crescita della persona e un sano rapporto con la società. Ogni iniziativa promossa dal Calciosociale ha uno scopo prettamente pedagogico, di alto spessore qualitativo e dal valore psico-terapeutico, con l’obiettivo di porre l’attenzione sulle capacità, e non sugli handicap presenti nei soggetti considerati difficili. Inoltre l’attività sportiva diventa l’anticamera per la promozione di eventi culturali e “spirituali”, capaci di rimettere in movimento la coscienza collettiva a favore delle emergenze sociali presenti in Italia. Tra questi il più importante è il Triangolare della Spiritualità.
Nel 2009, Calciosociale entra in possesso di una struttura sportiva in stato di totale abbandono nel quartiere di Corviale a Roma. Il campo sportivo è stato riqualificato attraverso tecniche di architetture sostenibile.
Ad oggi il Calciosociale è presente a Roma presso il quartiere di Corviale, a Montevarchi in provincia di Arezzo, a Napoli nel quartiere di Scampia, a Cagliari e a Carsoli in Abruzzo.