Il futuro è di chi lo fa: non c’è forse slogan migliore per esemplificare la filosofia che ha ispirato la storia dei Briganti di Cerreto, la cooperativa emiliana che, partendo dagli Appennini, è diventata un caso di studio a livello europeo grazie al suo modello di turismo di comunità.

L’Unione Europea l’ha infatti recentemente inserita, unica esperienza italiana, nelle venti buone pratiche del settore turistico che si sono distinte per innovazione e competitività. Il nome della cooperativa riprende un’antica tradizione della zona, il brigantaggio: una pratica sicuramente odiosa, ma che serviva in tempi remoti ad assicurare la sopravvivenza della comunità che in quei luoghi abitava e viveva. I briganti di oggi, lungi dall’assalire i passanti, hanno deciso piuttosto di ospitarli nelle proprie case, promuovendo un tipo di turismo che offre, oltre all’innegabile bellezza naturalistica del luogo, anche tutta l’autenticità della comunità stessa, la sua cultura e le sue tradizioni. Siamo a Cerreto Alpi, in provincia di Reggio Emilia, una piccola frazione a poco più di 900 metri di altitudine, nascosta nel Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano. Il destino di questo borgo sembrava non essere diverso da quello di tante piccole comunità di montagna che hanno ceduto il passo alle città: nell’ultimo secolo, infatti, Cerreto è andato progressivamente spopolandosi, passando da 1.000 abitanti ad appena 80. Alla fine degli anni Novanta, quando anche l’ultimo bar è stato chiuso e l’intera popolazione stava per scivolare a valle per cercare nuove opportunità di lavoro, alcuni abitanti, che non volevano rassegnarsi a veder morire il luogo in cui erano nati, hanno preso in mano le sorti del paese. Con un budget iniziale di 1600 euro – 100 euro a testa – 16 persone, per lo più giovani e tutti originari del luogo, hanno costituito una cooperativa, con l’obiettivo di creare nuove possibilità di occupazione, valorizzando tutte le potenzialità della montagna, facendola “vivere” e sviluppare nel pieno rispetto della natura. Il gruppo di soci è partito da quello che il territorio offriva e di cui la comunità aveva bisogno: riqualificazione delle attività locali e riscoperta di tutti gli elementi della cultura materiale e immateriale del posto. Inizialmente, quindi, la cooperativa ha investito sull’offerta di servizi ambientali e di manutenzione del territorio; parallelamente, si sono recuperate attività perdute: la produzione della rinomata farina dolce di castagna, antico frutto che da tempo immemorabile gli abitanti di Cerreto Alpi hanno lavorato, creando una storia ricca di fascino e di insegnamento; la raccolta e la commercializzazione di prodotti tipici del bosco e del sottobosco. Ma lo spirito di iniziativa non si è fermato qui. In un secondo momento, i Briganti hanno deciso di puntare sul turismo eco-sostenibile, mettendo in moto una serie di attività che hanno dato nuovo slancio all’economia del paese: è stato costruito un Rifugio, punto di riferimento per l’escursionismo estivo ed invernale della Val di Secchia, che propone attività come il trekking, il nordic walking, le passeggiate a cavallo, le escursioni in mountain bike e quelle con le ciaspole, oltre ad offrire la possibilità di assaggiare la cucina tipica, grazie al ristorante. Tra i vari progetti, c’è anche il recupero, finanziato dal Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, di un antico mulino in pietra d’arenaria, che oggi offre 9 posti letti. E poi ci sono i diversi percorsi tematici e le tante proposte didattiche.

Il lavoro è arrivato non solo per i Briganti, ma anche per gli altri abitanti del paese, grazie alla ripresa e allo sviluppo di altre attività legate, direttamente o indirettamente, a quelle della cooperativa. Il negozio di alimentari, il bar e il distributore di carburante hanno riaperto, l’ex asilo è diventato un ostello. Oggi funzionano 3 ristoranti e altre strutture ricettive, anche grazie alla ristrutturazione, in chiave eco-sostenibile, di abitazioni abbandonate che hanno, in questo modo, riacquistato valore. Si è affermato così il turismo di comunità, che rappresenta la vera innovazione dell’esperienza di Cerreto. E’ un modello di offerta turistica integrata, gestito non da un singolo operatore, ma dall’intera comunità locale e i cui proventi e benefici economici sono appannaggio dell’intera collettività. Il turista che arriva a Cerreto, infatti, viene ospitato da tutto il paese: fa colazione nel bar, cena nel ristorante, dorme negli appartamenti o nel mulino. Su impulso della cooperativa, vero e proprio motore di questa iniziativa pioneristica, è nato un patto territoriale fra tutti gli operatori coinvolti: istituzioni, associazioni, imprese.

Il turismo comunitario praticato a Cerreto recupera il senso dei luoghi e offre un’ospitalità inserita nel contesto locale e caratterizzata dal rispetto dell’ambiente, dalla genuinità dei rapporti e dalla specificità della cultura e della tradizione. In quest’ottica, il turista diventa un “abitante provvisorio” del borgo, vive un’esperienza autentica, basata sull’incontro e la conoscenza dei residenti: partecipa alle feste religiose di Cerreto, visita il metato, il tradizionale essiccatoio appenninico per le castagne dove può ascoltare le storie degli anziani del paese, pesca la trota, si avventura nei boschi insieme agli abitanti del posto per raccogliere i funghi, assaggia la cucina locale a base di prodotti del luogo. Una formula che sta avendo molto successo, come dimostrano i 1000 pernottamenti registrati nel 2012 e confermati nel 2013, che sono un grande risultato per una piccola realtà come questa frazione. La presenza di turisti durante tutto l’anno, e non solo in alta stagione, garantisce, inoltre, la continuità dei servizi per il territorio, come la posta o l’assistenza sanitaria.

Grazie a questi risultati, la Cooperativa di Comunità di Cerreto Alpi è diventata un modello e ha stimolato la nascita di altri progetti simili, dagli Appennini alle Alpi, che dimostrano come un nuovo modo di vivere e visitare la montagna sia oggi possibile. La cooperativa della Valle dei Cavalieri a Succiso, l’associazione Vivere Sologno, la cooperativa di Civago: sono solo alcuni degli esempi di turismo di comunità che stanno ridando vita e anima ad alcuni dei borghi più belli della montagna italiana, creando posti di lavoro e offrendo esperienze turistiche uniche, perché nascono da chi questi luoghi li abita, li custodisce e li conosce davvero. Anche la Val di Fiemme, in Trentino, ha adottato questa forma innovativa e suggestiva di turismo, con due progetti che si ispirano apertamente al borgo reggiano. La replicabilità è quindi uno degli elementi di forza dell’esperienza di Cerreto, sempre più studiata a livello italiano e internazionale, basti ricordare la recente visita di un gruppo di nove studiosi provenienti da Canada, Messico, Sud Corea, Scozia, Olanda, Danimarca, Germania e Austria, in Italia per partecipare al XXV Congresso della Società europea di Sociologia Rurale, o l’intensa attività di formazione svolta dalla cooperativa in tutta Italia e il suo ruolo al Forum Aree Interne, organizzato a Rieti dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero della Coesione Territoriale. Pochi mesi fa è arrivato un prestigioso riconoscimento internazionale: l’inserimento dei Briganti di Cerreto nei 20 casi di innovazione e buone pratiche a livello europeo. Il giudizio viene dal Centre for Strategy & Evaluation Services di Kent, Regno Unito, che ha svolto la ricerca per conto della Commissione Europea. Fra gli elementi particolarmente apprezzati, oltre a quelli già citati – partecipazione comunitaria, diversificazione e replicabilità – ci sono anche sostenibilità finanziaria, competitività e capacity building. La cooperativa è infatti un’impresa che funziona: dà lavoro a 9 persone, ha un fatturato annuo di 350 mila euro – l’80% del quale proviene dalle attività forestali e il 20% da quelle turistiche – che viene reinvestito nell’ampliamento e miglioramento dell’offerta turistica. Grazie ad una costante attività di formazione, i ragazzi della cooperativa hanno sviluppato competenze multidisciplinari che consentono loro di ricoprire diverse figure professionali. I sedici soci sanno fare tutto: dalla pulizia del bosco al raccolto delle castagne, dalla guida turistica all’insegnamento di sci, fino alla gestione del rifugio.

Lo spirito creativo dei Briganti di Cerreto non si esaurisce qui. Tanti sono i progetti per il prossimo futuro: dalla costituzione di una rete con altre cooperative di comunità, presenti in Italia, con cui i Briganti collaborano già informalmente, all’offerta di appartamenti che possano ospitare famiglie con bambini, fino all’incremento dei posti letto, grazie alla ristrutturazione di un fienile e di un essiccatoio. L’obiettivo più ambizioso è l’istituzione del Centro di Formazione per Sviluppo di Comunità Locali, in collaborazione con la regione Emilia-Romagna, una vera e propria scuola dove apprendere e diffondere il modello Cerreto.

La storia della Cooperativa I Briganti di Cerreto è l’esempio virtuoso di una piccola comunità capace di reinventarsi partendo dalle proprie radici e, allo stesso tempo, proiettandosi in un futuro i cui valori di riferimento sono tanto la salvaguardia della propria identità quanto il rispetto dell’ambiente e del territorio. E’ proprio su questo fronte che si gioca lo sviluppo dei tanti piccoli borghi italiani.