–di Simone Fanti – Fonte Corriere

InVisibili – La summer school di Brescia dove la parola “accessibilità” acquista un nuovo significato.

Presenziare alla conferenza di conclusione di una summer school dedicata al turismo accessibile, alla progettazione (c’erano architetti e ingegneri) per tutti, all’universal design e non sentire mai pronunciata la parola “accessibile” può essere un… sogno.
Non so voi, ma quel termine mi è venuto a noia perché da tutti interpretato come “ah allora vuoi una rampa!”.

Un passo indietro è doveroso, sabato 22 luglio sono andato a vedere le ultime fasi della summer school ideata dall’Università degli studi di Brescia che ha visto 18 studenti universitari di diverse facoltà e nazioni (5 studenti venivano da Monterey in Messico) confrontarsi e “sfidarsi” nel proporre nuove soluzioni per il rilancio del Castello di Brescia… giovani menti fresche con un passo decisamente nuovo, magari ancora da fortificare con qualche annetto di studio accademico.

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Mi sono divertito a tracciare una sorta di fumettone (in gergo digitale potrebbe essere una tag cloud) delle parole che più mi hanno colpito, al dì là dei progetti che lascio giudicare ai professori universitari e ai tecnici del comune di Brescia – nella speranza che non restino solo dei bei disegni -. Ve la pubblico anche se è in inglese, ma tanto è semplice. In un bel fumetto c’è la parola People, persone, il termine più pronunciato e quello che raccomanda la convenzione Onu da premettere al tipo di disabilità. E poi Wellness che in italiano si traduce con Ben-essere, lo stare bene, in pace con la città che deve tornare ad essere un ambiente vivibile, in un dialogo (dialogue) continuo.
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E poi ancora un re-connect the Castle (reinserire il castello alla città), come se il castello di Brescia avesse vissuto una storia separata dalla città, lasciato, abbandonato o dimenticato dai Bresciani. Eppure li sovrasta sornione da secoli. Non conosco la vita della città, ma calo questa informazione in tante città che ho visitato, compresa quella dove abito, in cui esistono meravigliose costruzioni che potrebbero diventare fulcro della vita cittadina e invece…
Come? rendendole accessibili, sì questa volta uso io questo aggettivo, con il significato di luoghi da vivere, non solo da fruire e visitare, con percorsi per passeggiate, per far sport, con aree ricreative per adulti e bambini, con panchine pulite all’ombra e verde curato… sono l’unico sognatore? Le nuove generazioni mi sembra abbiano gli stessi sogni. Almeno a giudicare dai progetti che sono visibili presso la sede del dipartimento di Ingegneria di Via Branze 38 a Brescia