Il nobel a Richard Thaler è un importante riconoscimento per tutta la nuova frontiera della ricerca che si muove oltre il paradigma dell’homo economicus (e quindi anche per la scuola italiana dell’economia civile). Come sappiamo l’approccio riduzionista in economia spinge ancora molti a modellare i comportamenti umani seguendo il modello che chiameremmo del “puro autointeresse miope”. Ovvero gli individui sono rappresentati con funzioni di utilità nelle quali la loro soddisfazione dipende unicamente dalla crescita delle loro dotazioni monetarie o dei consumi di beni e servizi per i quali essi provano personalmente qualche soddisfazione.

Una mole sempre più vasta di studi di economia sperimentale ha dimostrato in realtà che le persone che si comportano in questo modo sono un’assoluta minoranza. Tra il 20 e il 30 percento se consideriamo gli esperimenti in condizioni di anonimato (e quindi di massima distanza sociale). Sappiamo inoltre che quando la distanza sociale si riduce anche di pochissimo (possibilità d’incontrare l’altro giocatore alla fine del gioco, invio di un hemoticon a fine gioco senza svelare la propria identità) la distanza dal comportamento del “puro autointeresse miope” aumenta ancora di più e la socialità degli individui aumenta.

Tutte le teorie sono utili in quanto falsificabili e dunque quella dell’homo economicus continua a servirci perché è un utile punto di riferimento da cui muovere per differenziarsi e per capire come siamo fatti veramente. Possiamo distinguere la ricerca in economia comportamentale in due grandi branche che identificano due diversi tipi di deviazioni dalla razionalità massimizzante. La prima si occupa del problema degli errori cognitivi. Secondo questa branca le persone vorrebbero essere razionali ma in realtà fanno degli errori (ad esempio sovrastimano l’importanza di concetti su cui si sono soffermati o sono familiari, non vogliono realizzare perdite finanziarie e quindi si comportano irrazionalmente quando il valore dei titoli che hanno acquistato va sotto i prezzo di vendita, cambiano modo di scegliere l’ordine in cui le scelte vengono presentate viene manipolato). La seconda identifica invece delle componenti non autointeressate che fanno parte della nostra natura umana e che spiegano le deviazioni dal comportamento del “puro autointeresse miope” (avversione alla diseguaglianza, desiderio di reciprocare un dono ricevuto, altruismo, ecc.). Identificando una razionalità sociale superiore sia in termini di felicità che di risultati economici a quella del “puro interesse miope”.

I lavori di Thaler appartengono al primo filone. In particolare il nobel a Thaler (che aveva lavorato in passato con un altro nobel in economia che proviene dagli studi comportamentali come Daniel Kahneman) appare agli addetti ai lavori un premio all’idea innovativa di costruire ricette di politica economica che “sfruttano” in positivo gli errori cognitivi delle persone. Si tratta della teoria del nudging (o spinta gentile) secondo la quale è possibile spingere le persone verso comportamenti socialmente utili proprio facendo leva sulle loro irrazionalità. Moltissimi gli esempi concreti. In Canada è stata costruita una strada dove, in prossimità di una curva pericolosa, sono state disegnate sul terreno strisce bianche orizzontali sempre più vicine tra loro perché è stato dimostrato che la loro visione da parte dell’automobilista lo induce a rallentare. L’approccio del nudging si presta ovviamente a critiche perché fondato su un principio sottilmente manipolativo di “paternalismo libertario”. Il rischio che esso sia orientato in direzione non socialmente desiderabile in strategie di marketing non orientate a finalità di bene comune esiste.

Un filone importante di applicazione del nudging è proprio quello della sostenibilità ambientale. Un esperimento ha dimostrato che le persone sono istintivamente (non razionalmente !) spinte ad usare il bottone di destra del bancomat dopo aver ottenuto i soldi al momento di chiedere o meno la ricevuta semplicemente perché è a destra che hanno eseguito tutte le altre operazioni. La spinta gentile verso la sostenibilità ambientale suggerisce dunque di mettere a destra la scelta di non chiedere la ricevuta (magari con un’aggiunta in verde che dice si tratta della scelta consigliata).  In un recente esperimento in una ventina di supermercati italiani abbiamo apposto un cartello che sottolineava l’importanza di votare col portafoglio per la responsabilità ambientale senza cambiare i prezzi né l’ insieme delle scelte dei consumatori. Nei mesi successivi la quota di consumi del prodotto ambientalmente sostenibile è aumentata in modo molto significativo. Risultati simili sono stati ottenuti in uno studio sperimentale effettuato in un centro commerciale di New York in materia di tutela dell’ambiente e dignità del lavoro.

La spinta gentile di Thaler può essere molto utile per raggiungere obiettivi fondamentali per l’umanità. Non tanto per ingannare e far leva sull’irrazionalità ma per aiutare le persone a focalizzare la loro attenzione su sensibilità importanti per la sorte del pianeta.  La speranza è che questo nobel possa aiutarci in tal senso