La massima pubblica utilità si realizza dunque perseguendo l’obiettivo del bene comune, ovvero di ciò che rende più facile la realizzazione delle persone in società

In base alla sua esperienza e alle sue competenze, come definirebbe, oggi, il concetto di “pubblica utilità”?

Esistono in letteratura economica i beni pubblici (non rivali e non escludibili come conoscenza, informazione, salute, qualità dell’aria, difesa, sicurezza, ecc.) e i beni comuni (pascoli, bacini idrici) che sono sicuramente risorse di pubblica utilità. Ma il concetto più importante a mio avviso è quello di bene comune, ovvero di ciò che rende più facile la realizzazione delle persone in società. La massima pubblica utilità si realizza dunque perseguendo l’obiettivo del bene comune.


Quali possono essere le caratteristiche e gli ambiti che associa all’idea di “pubblica utilità”? Quali le loro peculiarità?

Secondo il paradigma dell’economia civile il bene comune si persegue in due modi. Il primo è superando la logica riduzionista nella visione della persona, dell’impresa e del valore. La persona esce dalla logica 1-1=0 dell’homo homini lupus, per entrare in quella più generativa e soddisfacente dell’1+1=3, ovvero della cooperazione, perché la vita è fatta di dilemmi sociali dove il gioco di squadra è fondamentale per creare valore. L’impresa diventa più generativa guardando non solo al profitto ma anche all’impatto, ovvero alla creazione di valore economico sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale, diventando così ambiente dove i lavoratori possono realizzare appieno la loro generatività. E il concetto di valore diventa quello del bene comune che incorpora il PIL, ma non si limita ad esso, perché tiene conto della molteplicità dei fattori che determinano la realizzazione della persona. Il secondo aspetto decisivo riguarda la politica economica che deve passare dalla logica a due mani a quella a quattro mani. Ovvero dall’idea che siano stato e mercato da soli a risolvere i problemi a quella dove la mano della cittadinanza attiva e quella delle imprese responsabili coadiuvano il lavoro di stato e mercato. Il paradigma dell’economia civile attraverso queste caratteristiche consente il perseguimento migliore possibile della pubblica utilità e del bene comune.


In base alla sue esperienza, ci sono nuovi settori/ambiti emergenti che possono essere oggi collegati al concetto di pubblica utilità?

Con il percorso Cercatori di LavOro abbiamo avviato un’indagine sul territorio della società civile che ha identificato più di 350 buone pratiche dove il nuovo si sta realizzando. Gli ambiti chiave più vitali sono a mio avviso i seguenti:

  • Innovazione e pratiche nel settore della sostenibilità ambientale
  • Fuga verso la qualità e l’innovazione nel settore manifatturiero italiano
  • Capacità di scoprire e valorizzare il genius loci (enogastronomia, biodiversità, cultura, arte, storia) in un settore trasversale che va dal turismo ai beni culturali alle filiere agricole
  • Cooperazione sociale (finanza etica, commercio equo, reinserimento lavoro)
  • Risposta alla domanda di generatività dei longevi (settore socio-assistenziale e sanitario)
  • Economia e legalità (lavoro sui beni confiscati, contrasto alle mafie)
  • Comuni virtuosi che lavorano su rigenerazione tessuto urbano, attrattività per turismo e scelte residenziali slow living
  • Pratiche di alternanza scuola-lavoro, orientamento lavoro, lavoro agile virtuose

Quali sono secondo lei i soggetti che si muovono nel perimetro della pubblica utilità e quale il loro ruolo?

Sono gli innovatori che sviluppano idee negli ambiti sopra descritti.

 

Guardando al prossimo futuro, come immagina che si evolverà l’idea di pubblica utilità? Quali dinamiche interesseranno questo ambito?

Il tema dell’impatto sociale, della partecipazione e della responsabilità sociale ed ambientale diventeranno sempre più chiave perché aumenterà la consapevolezza della loro maggiore sostenibilità a lungo termine e della loro maggiore capacità di soddisfare la domanda di senso dei cittadini. Gli occhiali per valutare i comportamenti di imprese ed attori pubblici cambieranno: le metodologie di valutazione d’impatto (come lo SROI), gli indicatori del BES (benessere equo e sostenibile) come riferimento e la pubblicazione di bilanci con indicatori socio ambientali diventeranno pratica sempre più diffusa.